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  Vini Bianchi Marche:

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  Verdicchio castelli jesi
 
La storia: È il vino per eccellenza della Regione Marche. Quando si parla di Marche nel contesto viti-vinicolo si associa subito il vino Verdicchio dei Castelli di Jesi. Vino conosciuto in tutto il mondo nell'originale quanto esclusiva bottiglia a forma di anfora, disegnata dall'architetto Maiocchi negli anni '50, per valorizzare oltre al vino anche bellezza e sinuosità della Regione Marche. La storia del Verdicchio dei castelli di Jesi è tuttavia caratterizzata da alti e bassi. A momenti di vigore negli anni '60, grazie all'enorme quantità esportata, hanno fatto seguito periodi di appannamento nel decennio successivo, dovuti soprattutto alla mancanza di qualità per la grande richiesta sul mercato. Ha preso poi nuovo vigore a partire dalla metà degli anni '80, grazie all'intuizione di alcune aziende che, studiando ed esaminando cloni di Verdicchio, sono riuscite ad estrarre un vino dall'enorme personalità e longevità, dando al Verdicchio dei Castelli di Jesi un'immagine duratura e consolidata nell'ambiente viti-vinicolo mondiale.
Il vitigno: Per avere la denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi il vino deve essere prodotto con una percentuale minima di Verdicchio dell'85%. Il restante 15% può essere utilizzato da vitigni malvasia toscana o trebbiano toscano.
Le zone di produzione: Molto importanti per la distinzione fra "Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico" e semplice "Verdicchio dei castelli di Jesi" sono le varie zone di produzione: possono vantarsi della menzione di CLASSICO solo i vini Verdicchio dei Castelli di Jesi la cui produzione è avvenuta all'interno della zona più antica. I comuni interessati sono quelli posti sulle vallate a ridosso del fiume Esino delimitate dalla linea che da Ostra-Arcevia scende a sud fino a Cupramontana-Apiro. Al di fuori di questo quadrilatero, considerando anche ii comuni di Cingoli , Senigallia e Ostra viene prodotto il Verdicchio dei Castelli di Jesi nella versione "normale".
Tipologie: Numerose le tipologie del vino Verdicchio dei Castelli di Jesi: favorito dalla sua struttura, dal terreno e dalle condizioni microclimatiche può essere prodotto nelle versioni spumante, secco, riserva (minimo 25 mesi di affinamento) e passito.
Le proprietà organolettiche: Vino dai grandi profumi e sensazioni. Strutturato, corposo, elegante si presenta di un giallo paglierino con evidenti riflessi verdolini (da qui il nome Verdicchio) che ne evidenziano fragranza, vivacità ed una notevole freschezza. Inizia con decisi profumi di fiori di biancospino e fiori di campo per passare poi ad un fruttato fresco di pesca, mela e lievi ricordi di agrumi. Inconfondibile finale caratterizzato dal retrogusto di mandorla amara. Interessante notare come nella zona classica nella vallata sinistra del fiume esino si percepiscono notevoli sensazioni minerali per passare ad una maggiore sapidità dei vini prodotti nella vallata opposta.
Abbinamenti consigliati: Vino da tutto pasto grazie alla sua struttura e persistenza gusto-olfattiva. Trova il giusto abbinamento soprattutto con pesce in particolare su antipasti, risotti e cotture alla griglia o gratinate. Eccezionale le versioni riserva con coniglio in porchetta.
Come servirlo: Apprezziamo a pieno le careatteristiche gusto-olfattive del vino se servito in calici di media dimensione svasati alla somminità ad una temperatura di 8-10° C.
 
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  Verdicchio matelica                   
 
La storia: Vino dalla storia relativamente recente: si è iniziato ad apprezzarlo solo in tempo recenti, grazie anche al traino dell'altro Verdicchio più noto, quello dei Castelli di Jesi. La valorizzazione avviene nel 1967 con l'entrata del Verdicchio di Matelica tra le denominazioni di origine controllata, con un disciplinare che ne stabiliva regole di impianto dei ceppi di vitigno, di allevamento e di vinificazione autonome. Si è voluto dividere un'ampia zona coltivata a Verdicchio per evidenziare come stessi vitigni coltivati in luoghi vicini diano sensazioni e gusti decisamente diversi. A differenza del Verdicchio dei Castelli di Jesi in questo caso non si è potuto contare sulla tradizione contadina: il vino che veniva prodotto e imbottigliato nella zona di Matelica precedentemente all'istituzione della DOC era il risultato di uvaggi volti solo a vuotare le cantine con un inevitabile calo della qualità. Oggi invece grazie al lavoro di esperti enologi e motivati produttori si è riuscito a ottenere un ottimo vino con il vero "gusto" della terra di Matelica, uscendo così dall'ombra del Verdicchio dei Castelli di Jesi.
Il vitigno: Il vino Verdicchio di Matelica deve essere prodotto in percentuale non inferiore all'85% con vitigno Verdicchio; per il restante 15% si possono utilizzare vitigni a bacca bianca ammessi alla coltivazione nell'interno dell Regione Marche  
Le zone di produzione: Comprende i comuni che si trovano a ridosso dell'alta valle dell'Esino : Camerino, Castelraimondo, Esanatoglia, Gagliole, Matelica, Pioraco, Cerreto d'Esi e Fabriano.
Tipologie: Il Verdicchio di Matelica viene prodotto nelle versioni secco, spumante, riserva (minimo 25 mesi di affinamento) e passito
Le proprietà organolettiche: Vino con molta struttura, sapido e caratterizzato da buoni profumi dovuti al microclima di tipo continentale. I vigneti del verdicchio di Matelica sono coltivati su terreni calcarei che conferiscono al vino maggior finezza e qualità gusto-olfattiva. Di colore iallo paglierino con inconfondibili riflessi verdolini, in bocca si presenta secco, persistente e caldo con sentori che ricordano la frutta matura, candita nella versione riserva. Un'avvolgente morbidezza regala al palato sensazioni di rotondità che non stancano, grazie anche al retrogusto di mandorla tipico del Verdicchio.
Abbinamenti consigliati: Cucina di mare, zuppe di pesce, brodetti ma anche carni bianche trovano un indicato abbinamento con il Verdicchio di Matelica. Interessante provarlo con minestre, risi, e cotture in potacchio.
Come servirlo: Per apprezzarne a pieno struttura e morbidezza va Servito alla temperatura di 8-10°C in calici di medie dimensioni.
 
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  Bianchello metauro  
 
La storia: Il bianchello del Metauro prende il nome dal vitigno Biancame con cui è prodotto e dal fiume Metauro, lungo le cui rive viene coltivato. Si tratta di un vino dalla storia molto antica : Tacito ritiene addirittura che il Bianchello abbia avuto un ruolo importante durante l'invasione dei cartaginesi. Secondo lo storico latino, infatti, l'esercito di Asdrubale venne sconfitto proprio a causa del troppo vino bevuto. Per quanto riguarda i nostri giorni, l'inizio della sua valorizzazione risale al 1969 con l'ingresso tra le DOC d'Italia. Nonostante la zona nord della Regione Marche sia la meno vocata alla produzione di vino in termini di terreno, morfologia e microclima, ciò non ha impedito agli enologi locali di ottenere vini con una personalità tutta loro e non copie di altri più conosciuti. Da qualche anno a questa parte il Bianchello del Metauro è riuscito a ricavarsi una fetta di mercato abbastanza rilevante, che ha permesso alle aziende nuovi investimenti ed una conseguente crescita della qualità.
Il vitigno: Per la produzione del Bianchello del Metauro è ammesso l'utilizzo per un minimo del 95% del vitigno Bianchello (biancame), per il restante 5% può essere utilizzata malvasia toscana.
Le zone di produzione: Il Bianchello del Metauro viene prodotto in 18 comuni della provincia di Pesaro-Urbino in prossimità del corso del fiume Metauro. Le zone più vocate alla coltivazione di Bianchello sono quelle interne, fra cui ricordiamo i paesi di Fermignano, Acqualagna, Fratte Rosa, Cartoceto, Fossombrone, Isola del Piano.
Le proprietà organolettiche: La caratteristica che spicca bevendo il Bianchello del Metauro è la grande beva. Favorito anche dalla non troppo accentuata gradazione alcolica, è un vino fresco e di compagnia, che unisce e fa brindare (chiamato anche vino della gioventù). La stessa vivacità la troviamo nel colore giallo paglierino scarico dai riflessi verdi ,nella grande trasparenza che ne esalta ancora di più la freschezza- I profumi e i gusti tenui richiamano l'odore dei prati in fiore e dei tigli. Armonico e delicato, i Bianchelli del Metauro prodotti in prossimità della costa sono "spiritosi e allegri" mentre quelli dell'entroterra hanno gusti più tenui e delicati. Da bersi giovane.
Abbinamenti consigliati: Il Bianchello del Metauro è un vino che predilige piatti poco strutturati, magri e dai profumi non troppo marcati. In particolare pesce al vapore e bollito con un filo di extravergine di oliva, ma anche carni bianche non grasse.
Come servirlo: La temperatura ideale per servire il Bianchello del Metauro è intorno agli 8-10°C in calici slanciati e sottili.
 
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  Bianco colli maceratesi  
 
La storia: La DOC "Colli Maceratesi " è stata riconosciuta ed approvata nel 1975 .Ci troviamo in una zona a forte vocazione vitivinicola grazie al territorio quasi interamente collinare e alla buona esposizione climatica dei vigneti. Il Colli Maceratesi più conosciuto è il bianco . Per produrre il vino DOC "Colli Maceratesi Bianco" Viene impiegato per la maggior parte il vitigno Maceratino, uno dei più antichi, ma pur sempre un clone del noto Verdicchio coltivato nei Castelli di Jesi.
Il vitigno: Il vino Colli Maceratesi bianco viene prodotto con un minimo del 70% dal vitigno Maceratino (Ribona o Montecchiese) per il resto concorrono altri vitigni a bacca bianca ammessi alla coltivazione all'interno della Regione Marche. Nella tipologia più esclusiva, la Ribona, la percentuale del vitigno Maceratino non può essere inferiore all'85%.
Le zone di produzione: Il vino DOC dei Colli Maceratesi viene prodotto nell'intero territorio della Provincia di Macerata e nel comune di Loreto in provincia di Ancona.
Le proprietà organolettiche: Il vino DOC Colli Maceratesi Bianco è da bersi giovane per gustare freschezza, vivacità e fragranza : solitamente dopo il primo anno in bottiglia perde la sua caratteristica delicatezza di profumi. Si presenta color giallo paglierino con marcati riflessi verdolini , secco con tenui profumi fruttati freschi, nelle zone ove l'esposizione al sole è più duratura ricorda sapore di agrumi.
Abbinamenti consigliati: Il vino Colli Maceratesi Bianco va abbinato con molluschi e crostacei , ma anche pollame e carni bianche. Predilige cotture leggere e mai impegnative ed in generale piatti con poca struttura.
Come servirlo: Il vino Colli Maceratesi bianco va serivto alla temperatura di 8-10°C in calici sottili da degustazione.
 
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  Bianco colli pesaresi  
La storia: La denominazione DOC dei Colli Pesaresi è nata nel 1972 grazie all'impegno dei produttori locali, che volevano fortemente dare un'impronta vitivinicola al loro territorio. Nonostante non si sia in presenza di un vino dal passato molto conosciuto, recentemente si è avuta una valorizzazione grazie soprattutto alla versione rosso sangiovese. Relativamente al Rosso dei colli Pesaresi è il caso di sottolineare la singolare disputa avvenuta tra pesaresi e romagnoli per fregiare la DOC con il termine Sangiovese. Disputa che è stata vinta poi dalla provincia marchigiana grazie all'istituzione della DOC Colli Pesaresi
Il vitigno: Nella tipologia rosso il vitigno dominante è il sangiovese, per un minimo del 70%, mentre per il restante 30% devono essere utilizzati vitigni a bacca nera autorizzati. Nella sottozona Focara il Pinot nero, Cabernet e Merlot devono concorrere per un minimo del 50%. Nel Focara Pinot nero, il vitigno in questione deve contribuire per almeno il 90%. Per la tipologia bianco viene utilizzato il Trebbiano (Albanella) per un minimo dell'85%. Il restante 15% può essere composto da vitigni a bacca bianca autorizzati alla coltivazione all'interno della Regione Marche.
Le zone di produzione: La zono di produzione dei Colli Pesaresi comprende una vasta area della provincia di Pesaro. La zona più vocata e che da prodotti più caratteristici la troviamo lungo la costa nella zona di Focara e Roncaglia. Altri comuni interessati sono Sassocorvaro, Urbino, Cagli, Pergola e Mondolfo.
Le proprietà organolettiche: Il Colli Pesaresi bianco ha colore Giallo paglierino dal profumo delicato, gradevole e mai stancante; è apprezzato per la sua leggerezza. Secco, fresco e poco caldo è piacevole per aperitivi. Profumi di ginestra e fiori bianchi prevalgono su tutto. I vini prodotti lungo la costa assumono caratteri di sapidità notevole dovuti sia alla vicinanza dal mare che dal terreno chimicamente salino.
Nel rosso dei Colli Pesaresi risalta l'intensità della sfumatura violacea che si spinge verso il granato con l'affinamento. Da bere entro il primo anno di vita, 2-3 anni per la versione Focara e Roncaglia, spicca l'elevata vinosità, piacevolmente morbido grazie ad un tannino mai pungente. Secco ed asciutto richiama frutti di bosco e profumi di violetta.
Abbinamenti consigliati: Il bianco dei Colli Pesaresi va bevuto con piatti semplici e poco strutturati. Le zone più vocate danno un vino ottimo da abbinare con crostacei, molluschi e in generale con piatti di pesce azzurro con cotture povere. Il rosso dei Colli Pesaresi è buono se bevuto insieme a carni rosse arrostite o con formaggi poco stagionati.
Come servirlo: Sia il bianco dei Colli Pesaresi che rosso si servono in calici da degustazione. Il primo alla temperatura di 10°C per e il secondo a circa15°C.
 
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  Falerio colli ascolani  
La storia: Il nome di questo vino ci riporta in epoca romana : la DOC prende il nome dall’antica città Faleria oggi nota come Falerone. Troviamo traccia dei vini prodotti in questa zona già nel 1596 : nel noto trattato dei vini italiani pubblicato da Andrea Bacci ci sono dettagli che parlano di vigneti e vini, anche nell’attuale tipologia vin cotto, a ridosso della città di Fermo. Il riconoscimento in epoca contemporanea arriva nel 1975 con l’entrata del Falerio dei Colli Ascolani tra le DOC italiane , poi modificata nel 1997 con l’entrata negli uvaggi di due vitigni storici ed importanti : la Passerina ed il Pecorino. Addirittura sembra che la Passerina sia riconducibile all’uva PSITHIA descritta da Virgilio.
Il vitigno: Negli uvaggi del Falerio dei Colli Ascolani possono concorrere Trebbiano toscano al 20-50%, Passerina al 10-30%, Pecorino al 10-30% , più altri a bacca bianca ammessi alla coltivazione all’interno della Regione Marche.
Le zone di produzione : Il Falerio dei Colli Ascolani viene prodotto in tutto il territorio della provincia di Ascoli Piceno con esclusione dei vigneti coltivati sopra i 700 metri s.l.m.
Le proprietà organolettiche : Leggermente acidulo, secco e sapido il Falerio dei Colli Ascolani è un vino che gode di buona beva. Nel bicchiere si presenta giallo paglierino tenue , dai riflessi verdolini , trasparente quasi cristallino. Gradevole dal punto di vista olfattivo, con profumi tenui che ricordano molto le mele verdi non mature e fiori di prato. Nei vini in cui la Passerina è in percentuale maggiore si sente di più l’aromaticità del vitigno a scapito della freschezza .
Abbinamenti : Grazie alla sua freschezza il Falerio dei Colli Ascolani è un ottimo aperitivo , da abbinare con molluschi, crostacei, antipasti a base di pesce e con le locali olive all’ascolana. Se la vendemmia non è stata eccessivamente precoce, la morbidezza permette di accompagnare il Falerio dei Colli Ascolani anche con animali di bassa corte cucinati on cotture leggere. Generalmente da consumare entro il primo anno di vita.
Come servirlo : Il Falerio dei Colli Ascolani va servito in bicchieri a tulipano svasati alla temperatura di 8-10°C.
 
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  Esino bianco
 
La storia: La DOC Esino è stata istituita nel 1995 , soprattutto per dare valore ai vini prodotti in questa zona che fino ad allora erano commercializzati come vini da tavola comuni. Siamo di fronte a un vino di buona qualità e dalla consolidata tradizione , nonostante la giovane età del riconoscimento " Di Origine Controllata " , perché L'Esino poggia le basi su altri vini più noti come il verdicchio di Matelica, il Verdicchio dei Castelli di Jesi e gli altri due vini rossi , il Rosso Piceno ed il Rosso Conero.
Il vitigno: Nella tipologia "Esino Rosso " il vino deve essere prodotto con vitigno verdicchio per almeno il 50%, il resto sono vitigni a bacca bianca ammessi alla coltivazione nella Regione Marche. Per l'Esino Rosso rosso devono essere presenti uve Sangiovese e Montepulciano nella misura del 60% , con il resto delle uve provenienti da vitigni ammessi alla coltivazione all'interno delle Marche.
Le zone di produzione: La zona di produazione del vino DOC Esino comprende tutto il territorio in Provincia di Ancona più i comuni di Apiro , Camerino , Castelraimondo, Esanatoglia , Gagliole , Pioraco , Matelica e Cingoli in provincia di Macerata.
Proprietà Organolettiche : Il vino DOC Esino bianco si presenta di color giallo paglierino con tenui riflessi verdolini. Ha un profumo caratteristico, è gradevole da bere e la qualità degli odori è più o meno accentuata a seconda della quantità di uve Verdicchio utilizzata. Spiccano la fragranza e la freschezza se consumato entro il primo anno di vita. Il vino DOC Esino rosso una un sapore asciutto, dal profumo caratteristico che evidenzia una scarsa componente di tannino ma una struttura abbastanza interessante . E' fruttato fresco e risaltano profumi di ciliegia, marasca con un finale di violetta.
Abbinamenti consigliati: L'Esino bianco è un vino da bere insieme a piatti di pesce , meglio se a base di frutti di mare. Non disdegna l'abbinamento con carni bianche poco sapide e formaggi di bassa stagionatura. L'Esino rosso è un vino che predilige affettati, ciauscolo e coppa di testa, carni bianche suine e rosse. Può anche accompagnare arrosti e cotture in porchetta.
Come servirlo: L'Esino Bianco va servito alla temperatura di 8-10°C in calici a tulipano svasati , che accentuano le doti di freschezza del vino . L'Esino Rosso in bicchieri bordolesi non troppo panciuti alla temperatura di 15-16°C.
 
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Vini rossi Marche:
   
  Rosso conero
La storia: la DOC è stata riconosciuta nel 1967 e successivamente modificata nel 2004 con l’immissione della DOCG Conero. Nasce da uve coltivate esclusivamente sulle dorsali del monte Conero, che si affaccia direttamente sul mare Adriatico. Il Rosso Conero è il vino nella Regione Marche di cui troviamo più cenni storici. : la leggenda più antica ci racconta che il monte Conero sia l’ultimo scoglio emerso rimasto dell’antica Adria, una specie di Atlantide ora sprofondata. Troviamo traccia di questo vino già all’epoca dei monasteri Benedettini : sui documenti ritrovati i monaci parlano esplicitamente di cure fatte con del “nettare ricavato da un particolare sistema in cui venivano utilizzatele uve coltivate sul monte Conero”. Andrea Bacci, medico di Papa Sisto V, in un libro del 1596 fa un gran parlare dei vini del Conero. Riferimenti poetici più recenti li troviamo dal recanatese Giacomo Leopardi, che in alcuni suoi scritti meno conosciuti parla del vino e dell'ubriachezza e fa riferimento ai vini prodotti sulle pendici del monte Conero.
Il vitigno: Per il Rosso Conero viene utilizzato il Montepulciano, che qui trova il suo habitat ideale, in misura non inferiore all’85% con l’aggiunta per un massimo del 15% di Sangiovese.
La zona di produzione: Comprende la regione del monte Conero e più precisamente i comuni di Ancona, Offagna, Camerano, Sirolo, Numana, parte di Castelfidardo e Osimo : sono tutti situati nella Provincia di Ancona e si possono visitare percorrendo la nota strada del Rosso Conero.
Le proprietà organolettiche: Persistenza aromatica e grande fruttato al palato sono le principali caratteristiche del vino Rosso Conero. Il colore è rubino intenso dalle sfumature violacee in età giovane e passa a toni più maturi , granati ed aranciati con il passare dell’affinamento, che può protrarsi anche oltre i 10 anni. La pungente tannicità che si avverte se consumato entro il primo anno si sposta ad una piacevole morbidezza con il passare del tempo. Strutturato e corposo, il Rosso Conero si fa notare per la sua iniziale vinosità che volge alla frutta, quasi confettura, con il trascorrere degli anni. Secco, asciutto e complesso, ha una grande sensazione pseudo-calorica dovuta alla bassa resa per ettaro delle uve , alla conformazione del terreno unita e all’esclusivo microclima presente nel promontorio del Conero.
Abbinamenti consigliati: Se bevuto entro i primi anni di vita si accosta molto bene a piatti succulenti a base di carni bianche e pollame arrostito, formaggi di media stagionatura ma anche a piatti più profumati ed aromatici. Nelle annate più vecchie si abbina meglio a piatti con una struttura e succulenza maggiore : fiorentine alla brace, stufati, brasati, cacciagione o selvaggina, grandi primi di carne (pappardelle al cinghiale per esempio).
Come servirlo: Il Rosso Conero va servito alla temperatura di 18°C su bicchieri bordolesi di medie dimensioni , avendo cura di decantare il vino per le bottiglie con affinamento più lungo.
 
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  Rosso piceno  
La storia: La d enominazione di origine controllata Rosso Piceno DOC è stata riconosciuta nel 1968, anche se la sua storia inizia molto prima : si parla del vino dei piceni già prima dell’insediamento dei Romani. Sono infatti le popolazioni picene , che hanno dato il nome al territorio in cui si sono insediate, a lasciare le prime testimonianze di quello che millenni dopo sarebbe diventato il Rosso Piceno DOC. Il poeta latino Polibio, in uno dei suoi racconti, parla di Annibale che , scendendo verso Roma, fece tappa nella zona Picena e , vedendo i cavalli del suo esercito in difficoltà , li fece curare con delle frizioni di vino Rosso molto invecchiato.
Il vitigno : Il Rosso Piceno viene prodotto con percentuali di Sangiovese dal 30-50% e con uvaggio Montepulciano intorno al 35-70%. Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa ammessi a coltivazione nelle Marche, in misura non superiore al 15%. Nella tipologia Rosso Piceno Sangiovese il vitigno in questione deve essere almeno l’85%.
Le zone di produzione. Il Rosso Piceno è il vino DOC delle Marche con l’area di coltivazione più ampia : comprende la Provincia di Ancona, Macerata e Ascoli Piceno , dalle colline dell'entroterra fino al mare Adriatico. Sono escluse solo le zone in cui viene prodotto la DOC Rosso Conero e Conero DOCG. La tipologia Rosso Piceno Superiore , invece, viene prodotta in un’area limitata di 13 comuni tutti all’interno della Provincia di Ascoli Piceno , più vocati alla coltivazione dei vitigni Sangiovese e Montepulciano .
Proprietà organolettiche : Il Rosso Piceno nella versione base si presenta rosso rubino , con evidenti sfumature violacee che tendono ad attenuarsi con il trascorrere dell’affinamento. Al primo impatto è vinoso , mentre il finale è fruttato-floreale, dall’inconfondibile nota di prugna. Asciutto ed armonico , la tannicità non è mai troppo marcata , senza per questo risultare debole di corpo. Il Rosso Piceno Superiore presenta invece sensazioni e gusti più netti , dovuti senz'altro al territorio in cui l’uva è stata coltivata. Il colore nel bicchiere passa a toni più intensi e i riflessi si spengono verso il granato. Il profumo passa all’etereo (liquirizia e radice) e la frutta fresca , che viene avvertita nella tipologia base , passa alla confettura : corposo e persistente , colpisce la morbidezza conferita dall'affinamento di 12 mesi, obbligatorio per il Rosso Piceno Superiore ( questa tipologia è molto longeva , in annate particolari il vino si può consumare anche dopo il 5 anno di età ) .
Abbinamenti : Il Rosso Picenio si abbina molto bene a minestre e bolliti , se accompagnati da salse leggermente piccanti, a salumi locali, Caciotta di Urbino e cotture in porchetta. La tipologia superiore si accompagna a piatti leggermente più strutturati , ad esempio a base di finocchio forte o di tartufo nero . Regge il confronto anche se accostato a selvaggina piccola cotta in umido (stufati) .
Come servirlo : Il Rosso Piceno va servito alla temperatura di 15-16°C in calici bordolesi. La tipologia Superiore preferisce temperature più elevate ( 16-18°C ) e calici più ampi per apprezzare a pieno la sensazioni ed i profumi di etereo provenienti dall’affinamento.
 
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  Lacrima Morro d'Alba  
La storia : Grazie al riconoscimento della denominazione di origine controllata , definita nel 1985 , questo vino ha potuto continuare e consolidare la sua qualità , da allora sempre migliorata fino ai nostri giorni. Se non fosse stata per la tradizione e l’orgoglio di alcune cantine del territorio di Morro d’Alba , tutti i ceppi di vitis vinifera coltivati con vitigno Lacrima sarebbero stati espiantatia favore di altri. Il Vino è conosciuto da tempi remoti : la prima citazione storica riguardante i vini di Morro d’Alba l’abbiamo grazie a Federico Barbarossa, che già nel 1167, durante l’assedio di Ancona , scelse le mura di Morro d’Alba come dimora e riparo. Gli abitanti furono costretti a cedere all’imperatore le cose più buone e prelibate , tra cui il famoso succo d’uva di Morro d’Alba.
Il vitigno: La Denominazione di origine controllata Lacrima di Morro d’Alba, per essere tale, deve essere composta dal vitigno lacrima per almeno l’85% con l’aggiunta di Montepulciano e/o Verdicchio nella misura del 15% massimo.
Le zone di produzione: Originariamente comprendeva solo il comune di Morro d’Alba in Provincia di Ancona. Ora la zona è stata estesa anche a comuni limitrofi come Belvedere Ostrense, Monte San Vito, Ostra, San Marcello e Senigallia (con esclusione dei fondi valle che si affacciano sul Mare Adriatico) , tutti comunque in Provincia di Ancona.
Proprietà Organolettiche : Il vino Lacrima di Morro d’Alba si presenta nel bicchiere di colore rosso rubino intenso con notevoli ed evidenti sfumature violacee. Se consumato giovane (il vino può essere immesso sul mercato già dopo il 15 dicembre) , si nota un delicato e caratteristico profumo vinoso, di cantina in fermentazione. Con l'invecchiamento i toni passano invece ad un fruttato-floreale di fragola, ciliegino, more di rovo, mirtilli, viola e violetta. La struttura è abbastanza corposa e dal gusto asciutto, con un tannino evidente ma mai spigoloso e pungente. E' interessante far notare come solo pochissimo produttori di Lacrima di Morro d’Alba seguano , per la maturazione del vino , la strada dell’affinamento in barriques.
Abbinamenti Consigliati : Il vino Lacrima di Morro d’Alba si abbina molto bene con prodotti tipici locali come i salumi (salame lardellato di Fabriano, salame ciavuscolo), primi piatti a base di salse rosse ( ad esempio ragù con animali di basso cortile) e piatti a base di carni bianche. Contrariamente a una tendenza diffusa , possiamo accostarlo anche ad alcuni antipasti marinati ( ad esempio a base di pesce azzurro ) o ad alcuni tipi di brodetto all’anconitana. Viene prodotto anche nelle tipologie frizzante ed amabile , che vanno preferibilmente gustati come vino a fine pasto , tuttavia i risultati di queste due tipologie sono ancora ben lontani dai livelli della versione classica.
Come servirlo : La temperatura di servizio del vino Lacrima di Morro d’Alba è di 16-18°C . I calici devono essere a ballon , non troppo importanti perché il vino non necessita di lunghi affinamenti prima di essere consumato.
 
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  Esino rosso  

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  Rosso colli maceratesi  
La storia: La DOC "Colli Maceratesi " è stata riconosciuta ed approvata nel 1975 .Ci troviamo in una zona a forte vocazione vitivinicola grazie al territorio quasi interamente collinare e alla buona esposizione climatica dei vigneti . Anche se dal passato piuttosto anonimo , questo vino è da seguire bene per il futuro :Grazie a nuovi impianti ed al lavoro di enologi sapienti , non è difficile prevedere che tra qualche anno riusciremo a trovare un vino dall'indiscussa qualità.
Il vitigno: Il vino DOC dei Colli Maceratesi rosso deve essere prodotto con una base minima del 50% di Sangiovese e per il restante 50% con altri vitigni a bacca nera ammessi nelle Marche , tra cui la Vernaccia.
Le zone di produzione: tutti i comuni della provincia di Macerata e il comune di Loreto in provincia di Ancona.
Le proprietà organolettiche: Il vino Colli Maceratesi Rosso è gradevole, asciutto , armonico e va consumato entro il primo anno di vita, eccezion fatta per la tipologia riserva che può durare fino a 2-3 anni.
Abbinamenti consigliati: . Il vino Colli Maceratesi Rosso nella tipologia riserva si abbina a piatti importanti e cotture più elevate, come porchette, umidi di pollo, pesce alla brace ma anche il conosciuto brodetto.
Come servirlo: Il vino Colli Maceratesi Rosso va serivto alla temperatura di 15-16 °C in calici sottili da degustazione.
 
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  Rosso colli pesaresi
La storia: La denominazione DOC dei Colli Pesaresi è nata nel 1972 grazie all'impegno dei produttori locali, che volevano fortemente dare un'impronta vitivinicola al loro territorio. Nonostante non si sia in presenza di un vino dal passato molto conosciuto, recentemente si è avuta una valorizzazione grazie soprattutto alla versione rosso sangiovese. Relativamente al Rosso dei colli Pesaresi è il caso di sottolineare la singolare disputa avvenuta tra pesaresi e romagnoli per fregiare la DOC con il termine Sangiovese. Disputa che è stata vinta poi dalla provincia marchigiana grazie all'istituzione della DOC Colli Pesaresi
Il vitigno: Nella tipologia rosso il vitigno dominante è il sangiovese, per un minimo del 70%, mentre per il restante 30% devono essere utilizzati vitigni a bacca nera autorizzati. Nella sottozona Focara il Pinot nero, Cabernet e Merlot devono concorrere per un minimo del 50%. Nel Focara Pinot nero, il vitigno in questione deve contribuire per almeno il 90%. Per la tipologia bianco viene utilizzato il Trebbiano (Albanella) per un minimo dell'85%. Il restante 15% può essere composto da vitigni a bacca bianca autorizzati alla coltivazione all'interno della Regione Marche.
Le zone di produzione: La zono di produzione dei Colli Pesaresi comprende una vasta area della provincia di Pesaro. La zona più vocata e che da prodotti più caratteristici la troviamo lungo la costa nella zona di Focara e Roncaglia. Altri comuni interessati sono Sassocorvaro, Urbino, Cagli, Pergola e Mondolfo.
Le proprietà organolettiche: Il Colli Pesaresi bianco ha colore Giallo paglierino dal profumo delicato, gradevole e mai stancante; è apprezzato per la sua leggerezza. Secco, fresco e poco caldo è piacevole per aperitivi. Profumi di ginestra e fiori bianchi prevalgono su tutto. I vini prodotti lungo la costa assumono caratteri di sapidità notevole dovuti sia alla vicinanza dal mare che dal terreno chimicamente salino.
Nel rosso dei Colli Pesaresi risalta l'intensità della sfumatura violacea che si spinge verso il granato con l'affinamento. Da bere entro il primo anno di vita, 2-3 anni per la versione Focara e Roncaglia, spicca l'elevata vinosità, piacevolmente morbido grazie ad un tannino mai pungente. Secco ed asciutto richiama frutti di bosco e profumi di violetta.
Abbinamenti consigliati: Il bianco dei Colli Pesaresi va bevuto con piatti semplici e poco strutturati. Le zone più vocate danno un vino ottimo da abbinare con crostacei, molluschi e in generale con piatti di pesce azzurro con cotture povere. Il rosso dei Colli Pesaresi è buono se bevuto insieme a carni rosse arrostite o con formaggi poco stagionati.
Come servirlo: Sia il bianco dei Colli Pesaresi che rosso si servono in calici da degustazione. Il primo alla temperatura di 10°C per e il secondo a circa15°C.
 
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Altri vini Marche: 
   
  Vernaccia serrapetrona  
La storia: La Vernaccia di Serrapetrona è uno dei due vini a denominazione di origine controllata e garantita della Regione Marche . Nasce dalla modifica del vecchio disciplinare del 1971 , che riconosceva l'etichetta DOC ad un vino spumante molto antico , voluto dalla caparbietà della popolazione e dei produttori di Serrapetrona ... pochissimi, per la verità : attualmente i vigneti che posso far parte della DOCG coprono appena 45 ettari.
Per quanto riguarda il passato meno recente, il vino di Serrapetrona viene citato nel 1875 in un bollettino ampelografico dell'allora Ministero dell’Agricoltura, in cui si riconosce al vitigno Vernaccia Nera di Serrapetrona l'eccellente vocazione alla produzione di vini da pasto. Altre testimonianze scritte dello stesso periodo assegnano alla Vernaccia la palma di migliore uva fra quelle coltivate nell’area centrale della Regione Marche.
Tecnica di vinificazione . Il metodo di vinificazione della Vernaccia di Serrapetrona è molto particolare , ed è forse l’unico vino al mondo che prevede 3 fermentazioni e rifermentazioni successive : il 60% delle uve viene vinificato al momento della vendemmia, il restante 40% (tutto a bese di Vernaccia nera) viene messo ad appassire su graticci con i grappoli legati due a due. Entro la metà del mese di gennaio l’uva viene pigiata e alla fine del mese inizia l’ultima fase , che consiste l’unione del mosto ottenuto dalle uve appassite con il vino base. Ha inizio a questo punto la terza ed ultima fermentazione naturale, per ottenere un vino unico e raro.
Il vitigno : La DOCG Vernaccia di Serrapetrona deve essere vinificata con almeno l’85% di Vernaccia nera , mentre il restante 15% può provenire da vitigni a bacca rossa ammessi alla coltivazione all’interno dellla Provincia di Macerata. Il vino è prodotto nella versione secco e nella tipologia dolce , decisamente più particolare.
Zone di produzione : La Denominazione di origine controllata e garantita Vernaccia di Serrapetrona può essere prodotta in un territorio molto circoscritto, che comprende l'intero comune di Serrapetrona e parte dei comuni di Belforte del Chienti e San Severino Marche tutti in Provincia di Macerata.
Proprietà organolettiche : La Vernaccia di Serrapetrona è di colore rosso rubino non troppo intenso , che tende a volgere a toni di granato, spuma rossa,viva, con perlage sottile e persistente. Il profumo è aromatico e vinoso , ricorda la frutta rossa matura, le marmellate, i fiori appassiti. Il gusto è morbido ed equilibrato , con tannini poco pronunciati . Nel finale quello si nota un piacevole retrogusto amarognolo , tipico dell'uva utilizzata .
Abbinamenti : La Vernaccia di Serrapetroana DOCG nella tipologia secca, può tanto accompagnare i brindisi fuori pasto quanto essere servito con formaggi stagionati semiduri e cotture bollite con salse. La Vernaccia di Serrpetrona dolce preferisce invece dolci di crostate alla frutta, biscotti secchi, dolci tipici di carnevale, (chiacchiere e castagnole secche), dolci tipici locali (calcinacci , che a Serrapetrona sono chiamati brutti ma buoni) . Più in generale si abbina bene con dolci di pasta frolla, meglio se accompagnati da confetture di more e lamponi che richiamino il gusto e l’odore della Vernaccia stessa.
Come servirlo : Anche se è uno spumante , La Vernaccia di Serrapetrona preferisce un calice abbastanza ampio , che permetta di sprigionare i profumi fruttato-floreali che ha all’interno. Le temperature di servizio sono intorno ai 12 °C , per entrambie le tipologie.
 
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  Vino di visciole
   
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